Si è aperta con un filmato sulle zone terremotate e sulla loro ricostruzione, dal
titolo Il domani è già qui, la
conferenza con la quale il presidente di Confcooperative dell'Emilia-Romagna,
Maurizio Gardini, ha presentato i risultati dell'indagine congiunturale 2012
delle imprese cooperative operanti nel territorio. Sono passati appena sei mesi
dall'evento sismico e già immagini della ricostruzione in atto si affiancano
alle macerie delle numerose aziende colpite: accanto a preziose forme di
parmigiano rotolate a terra altri fotogrammi mostrano quelle “salvate” ben
allineate a stagionare sulle tradizionali tavole di legno.
Siamo
alla fine di un anno di crisi – ha detto Gardini - e siamo preparati ad una
difficoltà che continua e che non prevede nel 2013 la medesima ripresa di
quest'anno, anche se i numeri non saranno negativi.
Dopo
un 2011 caratterizzato da una tenuta dell'occupazione (+0,5%) e del volume
d'affari (stabile sui 12.5 miliardi di euro), l'indagine attuale, che ha
interessato il 15% delle imprese, indica per il fine anno un leggero incremento
del fatturato (+2,4%); il risultato migliore lo registrano le cooperative
agroalimentari e della pesca (+3,6%) e quelle sociali (+1,4%). Stazionario il
volume d'affari delle imprese di produzione e lavoro (+0.2%), mentre precipita
quello delle cooperative di abitazione (-18,9%).
Bene
l'export, soprattutto dell'agroalimentare (si prevede +10,7%) e di produzione e
lavoro (+2,3%), che complessivamente realizzano all'estero il 14% del proprio fatturato.
Anche l'occupazione dovrebbe risultare stabile con un aumento dello 0,4%.
In presenza di uno scenario sostanzialmente negativo
Confcooperative non si è persa
d'animo,
all'inasprimento delle difficoltà di accesso al credito ha concesso fidi con
fondi mutualistici, e per incrementare l'export è impegnata a dotare le imprese
di strutture dimensionate e, a livello nazionale, a sollecitare il governo ad
applicare la nuova ICE, per una più efficace introduzione dei nostri prodotti
verso i nuovi mercati: Cina, Giappone, Corea e quelli dei paesi dell' Africa
mediterranea (Marocco, Libano, Egitto), poiché
quelli della la vecchia Europa,
esclusi la Germania e la Francia, non sono più in grado di assorbire le
grandi quantità di prodotto. Infine è indispensabile mettere in atto
un'efficace azione affinché il governo passi dalla politica dei tagli a quella
degli investimenti, soprattutto di capitali stranieri a favore dell'export.
(Clara Cremonini)