martedì 29 novembre 2011

MILANO - Il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli e la presidente del Gruppo Cronisti Lombardi, Rosi Brandi hanno assegnato il Premio Vergani al giornalista Andrea Guolo.


Assegnato al giornalista bolognese Andrea Guolo, premio “Cronista dell’anno 2011”, dedicato alla memoria di Guido Vergani.Autore di “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida”,interpretato dall'attrice Tiziana di Masi,Andrea Guolo si è distinto nella sezione carta stampata, quale autore di una serie di servizi pubblicati dal settimanale La Conceria, sulle scarpe tossico/nocive vendute nei negozi della Chinatown milanese.Il premio è stato consegnato dal direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli e dalla presidente del Gruppo Cronisti Lombardi, Rosi Brandi.
“Scarpe al veleno”, si legge nella motivazione. “Nel cuore di Milano i negozi di Chinatown espongono e vendono per pochi euro falsi made in Italy, falsi vero cuoio e falsi vera pelle. Di vero c’è solo il contenuto di cromo esavalente, sostanza altamente cancerogena per chi ne viene a contatto. Dall’inchiesta giornalistica nasce un filone investigativo che sfocia in sequestri e denunce, ma soprattutto nella scoperta delle minacce terribili che il mercato del falso e le politiche di dumping sui prezzi portano alla salute di ignari consumatori. Il reportage di Andrea Guolo incarna il rigore dell’attività di cronista e dimostra una volta di più l’imprescindibile funzione sociale del giornalismo legato ai fatti e alla ricerca”.
Per l’autore si tratta del terzo riconoscimento del 2011, dopo il premio “Penna d’Oca”, primo classificato nella sezione editoria (con Gian Omar Bison), per il libro “Uomini e Carne. Un viaggio dove nasce il cibo” (editore Franco Angeli), e dopo essere stato finalista al premio “Comunicare la coscienza imprenditoriale” con un capitolo di “Mafie in pentola”, dedicato al vino Centopassi e titolato “La mafia passa,il vino resta”.
“Con emozione e gratitudine ricevo questo premio importantissimo”, dichiara Andrea Guolo, “che è il risultato di un bel lavoro di squadra. C’è un forte collegamento tra il mio impegno professionale nei due diversi ambiti, moda e cibo: la passione nel raccontare e documentare il lavoro che sta alla base di un prodotto, la necessità di informare il consumatore su ciò che acquista e il rischio che un acquisto inconsapevole possa avvantaggiare la criminalità organizzata. Sono le stesse motivazioni che stanno alla base del testo di Mafie in pentola”.